Le opere di don Didimo Mantiero



Si sono svolte questa sera, giovedì 26 maggio, le elezioni per il rinnovo dei vertici della Pallavolo Santa Croce. Scaduto il mandato di Giusy Baggio, gli associati sono stati chiamati ad esprimere le loro preferenze. Le urne hanno decretato che il nuovo presidente dell'associazione sarà Gabriele Bizzotto (a destra nella foto). Quanto al gruppo di collaboratori più stretti, Gabriele potrà contare sulla presenza della presidente uscente e su altri quattro nomi di grande esperienza nel mondo del volley: si tratta di Diletta Brunello, Alessia Torresan, Ester Agnolin e Riccardo Maso.
Facciamo a tutti i nostri complimenti per l'elezione e auguriamo loro un buon lavoro per il bene di tutti i nostri atleti.


Martedì 5 aprile una delegazione delle Opere don Didimo ha fatto visita al Vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol per illustrargli le iniziative pensate in occasione dei 60 anni del Comune dei Giovani, per il 40° del Premio Cultura Cattolica, per il 25° del Consiglio delle Opere e per invitarlo a Bassano per queste importanti ricorrenze. Mons. Pizziol, che è già stato ospite della nostra realtà alla Festa delle Opere a Rubbio nel 2018, ha invitato i nostri rappresentanti a continuare con l'opera educativa intrapresa tanti anni fa da don Didimo e ha confermato che verrà volentieri a Bassano per celebrare una S. Messa. La data stabilità è Domenica 19 giugno alle 12:00 nella chiesa della parrocchia di San Leopoldo (Ca' Baroncello).



Dalla riunione del Consiglio delle Opere dell'8 marzo, alcune considerazioni dopo il viaggio fatto dai nostri ragazzi per presenziare all’udienza del Papa a Roma

In nostro gesto è, prima di tutto, un rendere grazie

Abbiamo raggiunto un traguardo importante: sessant’anni del Comune dei Giovani, forse per qualcuno, per qualche nostro detrattore, anche impensabile e inimmaginabile, però ci siamo e ci siamo ancora con una certa vivacità. Viviamo così un forte sentimento di riconoscenza e di gratitudine verso chi ci ha permesso di vivere questa entusiasmante possibilità, questa preziosissima esperienza.

Pensiamo a chi ci ha passato il testimone, a quanti ci hanno preceduti, in questi nostri sessant’anni, come presidenti, sindaci, ministri, collaboratori, semplici iscritti, fino a don Didimo, il nostro fondatore, lo strumento che Dio ha usato per consegnarci il carisma che stiamo vivendo. Siamo grati a questo prete, tanto forte e geniale quanto incompreso e osteggiato, che ci ha lasciato insegnamenti e un esempio di vita cristiana certi, chiari, convincenti e attuali perché sicuramente ispirati da Dio, e coltivati nella preghiera e nello studio continui, sorretti e verificati con l’offerta e il sacrificio suo e dei suoi primi giovani che lo hanno seguito.

Siamo stati dal Papa

Prima di ogni altra iniziativa, così come abbiamo fatto per il 50°, il nostro pensiero è per il Papa, quale vicario di Cristo, quale riferimento sicuro, certo e indiscutibile della nostra fede. Don Didimo ci ha insegnato così, i nostri “vecchi” hanno continuato convintamente questa scelta e noi, pur con la nostra piccola povera fede, vogliamo restare fedeli a questo insegnamento. La Chiesa, pur con gli errori e le incoerenze di tanti suoi membri, pur con le mille difficoltà e problemi che in ogni epoca si sono manifestati, è come una nave sicura in mezzo alla tempesta, perché Cristo l’ha affidata a Pietro e la guida ogni giorno per mezzo dello Spirito Santo. Noi saremo sempre con il Papa e la Sua Chiesa, perché il nostro traguardo ultimo è Cristo e tutto quello che facciamo – anche se pieno di difetti – lo facciamo per Cristo e con Cristo, per tutti noi “via verità e vita”.

Festeggiamo con gli amici

Una gioia non è vera, nel senso di piena, se non è condivisa. Siamo stati a Roma anche trovare don Paolo, un nostro grande amico, un prete che a noi ha dato tanto e continua a volerci bene. Con lui ogni volta troviamo i suoi parrocchiani, negli anni di tante parrocchie diverse e con loro sono cresciute amicizie e famiglie che sono la prova del valore di questo nostro legame. Siamo stati a Roma ed eravamo un gran bel numero, un altro gran numero di noi è stato attaccato al telefono e alle immagini e ai video che da Roma arrivavano, perché, pur con non poche difficoltà, siamo ancora un’esperienza, una realtà associativa che colpisce, che sorprende, che non lascia indifferenti, che affascina e coinvolge dentro, che crea legami profondi. Sessant’anni sono un traguardo di tutto rispetto, è giusto e doveroso ringraziare e festeggiare “come Dio comanda” e come siamo capaci, abbiamo un anno per farlo e abbiamo iniziato come meglio non si poteva. Rendiamoci conto sempre del regalo che ci è stato fatto, del tesoro che ci è stato affidato e rispondiamo a questa immeritata fortuna con la nostra sempre più convinta partecipazione, con la nostra sempre più motivata adesione e con il nostro fattivo sostegno a queste realtà, senza paura delle responsabilità che ci vengono affidate. Siamo un gruppo come pochi altri, perché siamo una grande famiglia, perché il Signore, in tutti questi anni, ha dimostrato per noi un occhio di riguardo, una preferenza e abbiamo tanti amici – vivi o in cielo – che non ci abbandoneranno mai.

Viva il CdG, viva don Didimo.




Giovedì 17 marzo Villa Rezzonico si tingerà di biancoverde. Il Calcio Santa Croce, infatti, ha organizzato un Gran Galà per chiudere i festeggiamenti del suo 60° anniversario. Dopo la tavola rotonda del dicembre scorso nella quale si sono confrontati tre ospiti d’eccezione (mister Ezio Glerean, l’allenatore della primavera del Cittadella Manuel Iori e don Alessio Albertini, fratello del giocatore Demetrio e consulente ecclesiastico nazionale del CSI), giovedì prossimo sarà l’occasione per celebrare la storia della società, con gli allenatori e i dirigenti di questa stagione e gli ex allenatori ed ex presidenti che hanno contribuito a costruire questi primi 60 anni di storia.

“Ci apprestiamo a chiudere questo anno di celebrazioni – commenta il presidente Fabio Mariotto – del quale abbiamo approfittato per riscoprire e valorizzare i motivi del nostro impegno per uno sport che sia anche un’occasione di amicizia e di formazione per i giovani”. Per questo, aggiunge, è stata motivo di particolare soddisfazione la menzione che la società ha ricevuto a gennaio in occasione del conferimento del Premio San Bassiano da parte dell’amministrazione comunale: “è stata la conferma che quello che facciamo non è solo per dare compimento allo slancio educativo che ci ha trasmesso il nostro fondatore don Didimo, ma dà frutti alla collettività intera che sono apprezzati dalle istituzioni; è il nostro modo di contribuire al bene comune”. Ad oggi, con più di 200 atleti tesserati in tutte le categorie dai Primi Calci alla Seconda Categoria e più di 50 persone coinvolte negli staff, l’A.S. Santa Croce è infatti una delle società più numerose del comprensorio bassanese.

Alla serata saranno presenti, inoltre, il Presidente del CONI Regionale Dino Ponchio, il Presidente FIGC Regionale Giuseppe Ruzza, il Sindaco di Bassano del Grappa Elena Pavan e mister Luca Gotti, ex Allenatore dell'Udinese Calcio.

La serata di giovedì precede la chiusura “sportiva” dei festeggiamenti, che si terrà in occasione del Torneo Antonio Ricchieri, che da 25 anni i biancoverdi organizzano nel mese di maggio coinvolgendo altre 20 società in una kermesse che permette di scendere in campo e di confrontarsi a centinaia di piccoli calciatori della categoria Pulcini ed Esordienti.




Il video dell'incontro con i giovani

Martedì 1 e mercoledì 2 marzo una delegazione bassanese è partita alla volta di Roma per partecipare all'udienza generale con Papa Francesco. I ragazzi del Comune dei Giovani, che quest'anno festeggia i 60 anni di vita, hanno organizzato questa due giorni per dare inizio alle celebrazioni per ricordare questo importante compleanno. Un gruppo di più di 70 persone che, oltre a partecipare all'udienza con il Pontefice, ne ha approfittato per visitare il centro di Roma sulle tracce di Maria. Nel pomeriggio di martedì, infatti, l'amico don Paolo Baldo ha fatto da guida in un itinerario in cui le tappe erano le immagini della Madonna protagoniste di un evento prodigioso alla fine del 1700, quando per Roma passarono le truppe napoleoniche: nella Città Eterna in quel periodo le immagini (i quadri e le statue raffiguranti la madre di Gesù che si trovano in moltissimi angoli della città) iniziarono miracolosamente a muovere gli occhi. Questi eventi vennero registrati non solo per le testimonianze dei fedeli, ma dalle autorità civili, che dovettero istruire delle indagini e intervenire a causa dello sconcerto pubblico che ne derivò. Un miracolo che la "Dea Ragione" non poteva spiegare: era questo il modo con il quale la Madonna rispondeva, prendendosi gioco di lui, a Napoleone, che dominava l'Europa facendosi portatore dei valori dell'Illuminismo (la storia è raccontata nel libro Gli occhi di Maria di Rino Cammilleri e Vittorio Messori).
Il 2 marzo l'evento clou, l'udienza con Papa Francesco, che provvidenzialmente nella sua catechesi (qui il testo integrale) ha parlato proprio dell'importanza del rapporto tra generazioni: "è indispensabile il sostegno reciproco tra le generazioni, per decifrare le esperienze e confrontarsi con gli enigmi della vita. In questo lungo tempo, lentamente, viene coltivata anche la qualità spirituale dell’uomo". E ancora: "L’eccesso di velocità, che ormai ossessiona tutti i passaggi della nostra vita, rende ogni esperienza più superficiale e meno 'nutriente'. I giovani sono vittime inconsapevoli di questa scissione fra il tempo dell’orologio, che vuole essere bruciato, e i tempi della vita, che richiedono una giusta “lievitazione”. per questo è fondamentale riscoprire il valore di un tempo più "lento": giovani e adulti devono "legarsi a vicenda per rendere l’esistenza di tutti più ricca in umanità. Ci vuole dialogo fra le generazioni", ha continuato, perché un ragazzo che cresce senza il rapporto con un adulto "cresce male, cresce ammalato, cresce senza riferimenti". "L’eccesso di velocità polverizza la vita, non la rende più intensa. E la saggezza richiede di 'perdere tempo'. Quando tu torni a casa e vedi il tuo figlio, tua figlia bambina e 'perdi tempo', ma questo colloquio è fondamentale per la società". E infine: "In una società dove i vecchi non parlano con i giovani, i giovani non parlano con i vecchi, gli adulti non parlano con i vecchi né con i giovani, è una società sterile, senza futuro, una società che non guarda all’orizzonte ma guarda sé stessa. E diventa sola. Dio ci aiuti a trovare la musica adatta per questa armonizzazione delle diverse età: i piccoli, i vecchi, gli adulti, tutti insieme: una bella sinfonia di dialogo". Parole così in sintonia con la nostra esperienza che quando Papa Francesco, al termine dell'udienza, ha incontrato una piccola delegazione di giovani che gli hanno consegnato i nostri libri e una maglietta del 60° spiegandogli come nel CdG sia fondamentale il rapporto tra giovani e adulti, ha esclamato "è proprio quello che ho detto prima!". E poi, all'uscita, Francesco è stato "catturato" dai tanti giovani con la maglietta bianca che ha riconosciuto e con i quali ha scattato qualche foto. Avvicinandosi, ha esclamato "Bravi, Bravi! Quello che fate è bravo! Andate avanti, coraggio!".
Prima di rientrare a Bassano, i ragazzi hanno celebrato l'inizio della quaresima con una messa con il rito delle ceneri presieduta da mons. Josef Clemens, già segretario personale dell'allora cardinale Joseph Ratzinger e vecchio amico della Scuola di Cultura Cattolica, che nell'omelia ha sottolineato il significato della riconciliazione, tanto più importante in un momento così doloroso a causa del conflitto in corso in Ucraina.


Lunedì 7 marzo, alle 20:00 presso l'Hotel Palladio a Bassano del Grappa, inizia il ciclo primaverile di incontri promossi dalla Scuola di Cultura Cattolica. La conferenza di apertura avrà a tema il destino dei cristiani in Medio Oriente e avrà due relatori d'eccezione: la scrittrice Antonia Arslan, che con il suo lavoro ha sempre dato voce agli armeni perseguitati, e il giornalista di Tempi Rodolfo Casadei, spesso inviato in teatri di guerra ed esperto conoscitore delle vicende legate alle persecuzioni dei cristiani non solo in Medio Oriente.
Il secondo incontro del ciclo - che sarà lunedì 28 marzo - avrà ancora una coppia di ospiti, il giornalista Armando Torno e l'editore Cesare Cavalleri, che verranno a farci riscoprire l'attualità dello scrittore Fëdor Dostoevskij.
Infine, lunedì 2 maggio, il Procuratore della Repubblica e vicepresidente del Centro Studi Livatino Domenico Airoma terrà un incontro che ci consentirà di approfondire il tema dell'autodeterminazione, tornato agli onori della cronaca recente a seguito della bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum promosso dai Radicali Italiani e del progetto di legge che sarà sottoposto all'attenzione del Parlamento a partire dalle prossime settimane sul tema del suicidio assistito.



Giovedì 17 febbraio si è nuovamente riunito il Direttivo per l'impegno sociopolitico, che a fine novembre aveva eletto presidente Mauro Torresan. Purtroppo, per sopraggiunti impegni lavorativi e personali, Mauro ha rassegnato le dimissioni e il Direttivo si è dovuto riunire per l'elezione del suo sostituto.
All'unanimità dei presenti è stata eletta Paola Teosini: "
Ringrazio per la fiducia, è un onore", ha dichiarato la neo-presidente. "Il mio impegno in tutti questi anni nasce da una chiamata e lo considero un servizio alla nostra comunità e alla città. Sono dispiaciuta per la rinuncia di Mauro, ma sono contenta che sia rimasto nella squadra". Paola ha poi sottolineato l'importanza di un impegno di tutti "lavorando per Cristo, gratuitamente, mostrando il nostro modo di vivere la politica. Questo è un tavolo aperto - ha concluso -, riprendiamo i nostri vecchi progetti e discutiamo di nuove idee per la polis e per la nostra compagnia".


Pubblichiamo alcuni passaggi della riflessione introduttiva alla riunione del Consiglio delle Opere di martedì 8 febbraio

È l’inizio di un anno importante, veramente importante – festeggeremo infatti il 60° del Comune dei Giovani – e dobbiamo essere carichi, convinti, motivati, determinati.

Purtroppo, da due anni viviamo sotto scacco. Questa situazione generale (crisi sanitaria, economica, sociale…), sta colpendo duramente le nostre persone, le nostre famiglie la nostra comunità e sta facendo traballare, dubitare anche i più forti.

Di questa situazione ci sono due sottolineature che vale la pena fare. La prima è generale e riguarda l’apatia, la perdita del desiderio, la sfiducia, la rassegnazione, l’ammosciamento totale e generale, il “calo vitale” – soprattutto tra gli adolescenti – il chiudersi in casa e in noi stessi.

La seconda è relativa a chi si dà e si dava da fare: abbiamo assistito a un lento, progressivo ritirarsi dalla scena o dal campo, un chiamarsi fuori perché stanchi e demotivati, perché amareggiati per mille cose, perché “ho già dato e tocca agli altri…” salvo poi lamentarsi perché gli altri non ci sono (varrebbe la pena, a questo proposito, rileggere Papa Francesco che in Evangelii gaudium, a partire dal punto 76, parla delle “Tentazioni degli operatori pastorali”).

Cosa possiamo fare? Come prima cosa, dobbiamo non perdere la speranza, non perdere la compagnia.

In una recente intervista a La Voce dei Berici suor Emanuela Abriani afferma che Santa Maria Bertilla Boscardin (di cui quest’anno si celebra il centenario dalla morte) “ha vissuto il quotidiano, nulla di eclatante o fuori dalla portata dell’uomo semplice, in modo straordinario, ritrovando Cristo in ogni cosa”. Il suo esempio lascia “un messaggio di speranza che nasce e si sviluppa nella fede: Con il crocifisso in mano tutto è più leggero, scriveva Bertilla nel suo diario”. Ancora: “un altro messaggio che lei potrebbe consegnarci è quello della relazione e della prossimità”. Ma come si fa a camminare insieme? “L’ascolto è il segreto e Bertilla ne è l’esempio […] Bertilla indica l’importanza di stare in silenzio e di ascoltare l’altro senza pretesa di dare risposte pronte. Ci insegna ad avere pazienza, nell’attesa che l’altro si esprima […] Ci insegna a camminare accanto”.

Infine, Santa Maria Bertilla Boscardin “insegna la perseveranza e la fedeltà in una radicalità che profuma di rettitudine e di fiducia, a me insegna a non lasciarmi abbagliare, ma essere luce, anche piccola, ma capace di illuminare il cammino di chi mi vive accanto”.

C’è molto dell’approccio di don Didimo in questi insegnamenti. Anche lui invitava a un ordinario vissuto in modo straordinario, sottolineava il valore della relazione, del silenzio e dell’ascolto, esortava alla pazienza, alla perseveranza e alla fedeltà nonostante tutte le difficoltà. 

Come seconda cosa, dobbiamo ascoltare e fare noi il primo passo. Ascoltare è il cuore dell’anno sinodale voluto da Papa Francesco. L’ascolto è il tema forte di tante riflessioni proposte dalla Chiesa a tutti i livelli.

Nell’ultima Lettera Pastorale di mons. Beniamino Pizziol (Camminiamo insieme. Lo Spirito Santo e noi), c’è l’invito a “camminare insieme nell’ascolto dello Spirito”. Gli incontri di quest’anno in diocesi per la formazione permanente sono sul tema dell’ascolto. Sempre La Voce dei Berici, il 30 gennaio, intervista uno dei relatori del corso, la teologa Assunta Steccanella: “Pensiamo troppo a fare, piuttosto che ad ascoltare”; parla di ascolto attivo: “l’ascolto attivo è relazionale, bisogna far percepire all’interlocutore che lo si sta ascoltando davvero, rispecchiando quello che dice in modo che il dialogo diventi autentico”.

La settimana precedente ne parlava don Nico Dal Molin, responsabile per la diocesi della formazione permanente: “ascolto è una parola inflazionata: è talmente utilizzata che può dire molto, ma può anche dire nulla […] serve allenamento, una strategia, serve una formazione specifica”. Don Dal Molin citava anche l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini e la sua lettera agli adolescenti, i primi e più bisognosi di essere ascoltati (https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/larcivescovo-agli-adolescenti-meglio-fellowers-che-followers-474112.html).

Fare noi il primo passo, concretamente, non solo con i buoni propositi:

1.   nel saluto, nell’attenzione, nell’ascolto, nell’incontro, nella parola “vera”;

2.   nell’interessamento, nell’aiuto spontaneo, senza aspettare che ci venga richiesto. Se aspetti che sia l’altro a chiedere aiuto lo metti magari in difficoltà. Se lo fai tu, è gratuità tua e libertà sua di accettare.

3.   nel chiarire, chiedere le ragioni del male subito. Chi sente di aver ricevuto un torto, una cattiveria gratuita, una esclusione ingiustificata, una critica ingiusta, chieda prima possibile un chiarimento, una spiegazione, per poi ricucire, ricostruire, rinsaldare un legame. Per distruggere un legame costruito negli anni, basta purtroppo un niente e da soli siamo tutti più deboli.

Cosa c’entra questo con la crisi? Ernesto Olivero, fondatore del Serming, riconosceva la sua originaria ispirazione nelle parole di frère Roger Schutz – fondatore della comunità di Taizé – quando diceva che “sarebbe bastato un pugno di giovani per cambiare il corso della storia di una città, di un paese, in definitiva del mondo”, questa era stata la scintilla del suo progetto. Aggiungeva poi che “la differenza, del resto, può farla solo l’ideale che metti al centro di tutto”. Come non vedere anche in queste parole l’idea del Comune dei Giovani, la nostra realtà, noi?

Nell’episodio del Vangelo di domenica scorsa, quello sulla pesca miracolosa, gli apostoli sistemavano le reti, avevano lavorato inutilmente tutta la notte, erano stanchi, delusi, amareggiati, scoraggiati e Gesù dice a Pietro “prendi il largo”. Loro si fidano, obbediscono e poi pescano in maniera miracolosa. Mi pare di vedere noi: “abbiamo dato”, “abbiamo fatto”, “ancora noi?”, “basta, che due…”. Gesù, tra l’altro, lo chiede a tutti indistintamente, non distingue in quanto hai lavorato, quanto siete stanchi, quanti anni avete da animatori, dirigenti, ministri, quanti anni di consiglio, ecc. Non ne fa neppure una questione di età: i pescatori a quel tempo non andavano mai in pensione, si pescava sempre e sempre si era al servizio.

Così per noi come quei poveri pescatori, noi semplici strumenti nelle mani di Dio, noi con tutti i nostri limiti, difetti, debolezze e stanchezze. Anzi, è proprio in questi casi che Dio lavora meglio.

Un’ulteriore conferma che dobbiamo fidarci di Cristo ce l’abbiamo se pensiamo che Gesù manda gli apostoli a pescare di giorno, cioè chiede di fare una cosa assurda agli occhi di un pescatore, che sa bene che la pesca si fa di notte. Tuttavia, Pietro e gli altri si fidano contro ogni esperienza e così diventano strumenti attraverso i quali si compie il miracolo.

Questo ci fa pensare non ai risultati ma ai frutti del nostri agire per Cristo che sono prima di tutto un cambio in noi, sulle nostre persone: disponibilità, fiducia, offerta, che ci mettono al riparo dal cruccio dei risultati, dall’amarezza dell’insuccesso, dalla delusione del mancato plauso e riconoscimento.

Per il card. Giacomo Biffi (Stilli come rugiada il mio dire, ESD 2015) quella barca è la Chiesa di tutti i tempi: “Prendi il largo”, dice. “Non avere paura di avventurarti lontano dalle opinioni della folla […] una Chiesa assimilata e mondanizzata non converte nessuno”. E poi: “Sulla tua parola getterò le reti […] il segreto della vitalità della Chiesa non sta tanto nella sua ansia di rendersi credibile e accettabile, quanto nella sua umile e sincera volontà di essere credente e più vicina a Dio e alla sua legge d’amore”. Infine, “Allontanati da me che sono un peccatore”: come per Paolo e Isaia, Pietro si sente profondamente indegno. Così dovrebbe essere per ogni seria vita ecclesiale, ci si sente così inadeguati che non si pensa più alle colpe degli altri con il solo desiderio di salvarli.



Riproponiamo una sintesi dell'intervento del presidente Gabriele Alessio durante la riunione del Consiglio delle Opere di martedì 18 gennaio

Il 2022 sarà l’anno del 60° del Comune dei Giovani, l’anno del 40° del Premio Cultura Cattolica e, pochi forse lo ricordano, dei 25 anni del Consiglio delle Opere. Il primo “regolamento” costitutivo è infatti del dicembre 1996 e la prima riunione è dell’inizio del 1997.

Erano trascorsi pochi anni dalla morte di don Didimo, nel 1991, e si stabilì di dare vita al CdO perché fosse un organismo collegiale, e non un singolo, a farsi garante dell’eredità spirituale ed educativa del nostro fondatore. Così, ancora oggi, il CdO riunisce tutti i presidenti delle nostre attività, il Sindaco e il segretario del CdG e dei membri eletti e nominati per supportare e per fare da “punto di unità” per tutte le realtà del movimento.

La nostra, infatti, è come una galassia e tanto più è grande la galassia tanto più forte, compatto, ne deve essere il centro, che è appunto il Consiglio delle Opere. Come ha spiegato recentemente don Alessio Albertini nell’incontro per il 60° del Calcio, lui come assistente del Centro Sportivo Italiano, deve verificare, garantire, che ogni gruppo o sezione riconosca e rispetti i principi ispiratori dell’associazione. Così era per noi quanto avevamo l’assistente (don Didimo prima e, per qualche anno in seguito anche don Antonio Gonzato): l’assistente era il sacerdote, l’adulto, l’educatore, il garante del rispetto in ogni nostra associazione dei principi ispiratori e fondanti del CdG. Per questo motivo, l’assistente aveva da statuto anche un diritto di veto con il quale intervenire laddove vedesse che quei principi ispiratori non erano rispettati.

Il CdO è come un giardiniere o un contadino, che puntella e sostiene la pianta perché cresca dritta, ne pota i rami perché si sviluppi armonica e porti più frutto. Organizza le colture, studiando come metterle e dove metterle, perché tutte abbiamo il loro spazio e godano delle condizioni ottimali; egli sa annaffiare e concimare quando serve, toglie le erbacce per ottenere sempre i prodotti migliori.

Il CdO è come un direttore d’orchestra che dirige le voci e i vari strumenti perché, seguendo tutti lo stesso spartito, possano insieme interpretare nel miglior modo possibile l’opera che è stata loro affidata.





Si è tenuta mercoledì 19 gennaio, giorno di San Bassiano, santo patrono della città, la cerimonia di premiazione che ha visto coinvolta la sezione Calcio della nostra Associazione sportiva Santa Croce, insignita - insieme ad altre realtà del territorio - della benemerenza che il comune di Bassano ogni anno conferisce alle persone e alle realtà che si siano particolarmente distinte nel loro operato.
A ritirare il premio dalle mani del Sindaco Elena Pavan e dell'Assessore alla Cultura Maria Giovanna Cabion è stato il presidente Fabio Mariotto, che nel discorso di ringraziamento ha rivolto un pensiero ai presidenti che in 60 anni di storia lo hanno preceduto e a tutte le centinaia di persone che prestano il loro servizio e "contribuiscono a rendere bella la nostra società con lo spirito di gratuità e con il loro volontariato".
Infine, un ringraziamento lo ha rivolto anche al Comune dei Giovani, "che ogni anno mette a disposizione tanti ragazzi giovani che portano un vento di freschezza che solo loro sanno dare".
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