Il calcio Santa Croce nel 2021 ha spento 60 candeline e martedì 14 dicembre ha festeggiato la ricorrenza con la prima di due serate che sono state pensate per dare lustro all’anniversario. Il primo appuntamento svoltosi martedì è stata una tavola rotonda con tre ospiti d’eccezione. Erano invitati, infatti, Ezio Glerean, attualmente allenatore del Marosticense, l’ex capitano del Cittadella e oggi mister della primavera granata Manuel Iori e don Alessio Albertini, fratello del giocatore Demetrio e consulente ecclesiastico nazionale del CSI.
Sono stati tanti i temi affrontati durante la serata, un momento in cui non si è parlato di tecnica e di risultati, ma dei valori che devono ispirare lo sport, come l’impegno, il rispetto dei compagni e delle regole, del valore della sconfitta e di come un campo può essere un luogo di crescita personale. Sono valori, ha detto in apertura il presidente della società Fabio Mariotto, che fin dalla fondazione hanno guidato l’attività dei biancoverdi che oggi coinvolgono “quasi 300 persone tra atleti, allenatori, dirigenti e collaboratori”. “Il nostro intento è quello di portare avanti quello che il nostro fondatore si era prefissato, rendere il calcio non fine a se stesso, ma un passaggio educativo nel quale il ragazzo viene formato integralmente” all’interno di un’ottica cristiana, ha ribadito Mariotto.
Si è congratulato con gli organizzatori anche l’assessore allo Sport di Bassano Mariano Scotton, che ha ricordato “i tanti momenti passati a discutere di calcio, di sport, ma molto spesso di educazione dei ragazzi” proprio con mister Glerean. “Questa società in 60 anni ha fatto comunità educante, ha fatto crescere tanti ragazzi che prima hanno giocato, poi hanno allenato e poi hanno fatto i dirigenti”, ha concluso l’assessore, che ha concluso sottolineando il rilievo che l’asd Santa Croce ha nel panorama sportivo bassanese.
“L’esperienza dell’allenare è sempre più grande rispetto alla questione tecnica perché, dietro l’esperienza che un ragazzo fa nel giocare, apprende qualche cosa, per questo i salesiani avevano inventato il termine di alleducatore”, ha commentato don Alessio Albertini. “Un bravo allenatore – ha proseguito – è capace di far crescere un ragazzo facendogli vivere un’esperienza continuativa d’allenamento che diventa tecnico, ma che diventa anche capacità di stare in un gruppo, di stare con gli altri, di rispettare le regole, di stare al proprio posto per rispettare le gerarchie; tutte cose che ti aiutano ad essere uomo nella vita”.
Che sia fondamentale sentirsi parte di una compagine unita lo ha confermato anche Manuel Iori, forte dell’esperienza di 22 anni da calciatore professionista: “Non ho mai vinto senza che prima ci fosse un gruppo e poi, se non ci sono dei compagni con cui condividerla, la vittoria ha un altro sapore”. Lo ha seguito a ruota lo stesso Glerean, che ha raccontato di quanto sia stato importante nella sua carriera aver saputo quando proporre alla squadra, anziché una seduta di allenamento, un’attività ricreativa con la finalità di sviluppare i rapporti personali tra i giocatori, e quindi di rinsaldare il gruppo.
Umiltà e gratitudine, infine, sono la ricetta per diventare la “bandiera” di una squadra, in un calcio che oggi è più attento agli ingaggi, ai bilanci e alle carriere personali. Si dice spesso che non ci sono più i Maldini, i Del Piero, i Totti. Manuel Iori è stato una bandiera per il Cittadella e ha confermato: “mi sono legato alla maglia perché ho trovato chi mi ha trasmesso certi valori e l’attaccamento ad essa”.
La serata si è conclusa con la consegna di alcuni doni agli ospiti ed un invito a tutti al secondo e ultimo appuntamento in programma per i festeggiamenti dell’anniversario, che sarà una serata di gala che si svolgerà il 17 marzo in Villa Rezzonico.